Rassegna stampa: L’Arena 10 marzo 2015

0
1848

2000 - BORDATO PEDROLLO NATALE 014

«La Tezenis? Cuore e anima»

Gianluigi Pedrollo è come Renè Magritte. Un mistero indefinibile. Il surrealismo scaligero passa dalle parole di un presidente che ha imparato a dare un senso alla realtà che spesso richiede di essere reinterpretata. Servono pazienza ed una lanterna per seguire le tracce disseminate dal patron. Premessa doverosa per introdurre la prima frase regalata del presidente dopo avere alzato al cielo domenica a Rimini la Coppa Italia.
Pedrollo, ha voglia di parlare? «Ho gente a cena stasera, facciamo in fretta». L’interpretazione originale di Pedrollo trascende ogni tipo di ovvio pensiero del dopo gara. Va tolto il guscio di noce ai suoi pensieri. Pedrollo va decifrato. C’è una cassaforte da aprire, ma senza codici è impossibile entrare e fare incetta di tesori.
L’interpretazione di quella frase? Ci proviamo. Ecco la traduzione dall’aggiornatissimo vocabolario Italiano-Pedrollo 2015.
«Sono contentissimo, ma la festa è nostra, è talmente intima che mi genera un’emozione che non voglio esternare subito. E poi, sono il presidente, serve contegno. La vittoria va vissuta con distacco. Nell’intimità le emozioni possono invece uscire libere».
Questa, sia inteso, è un’interpretazione. Pedrollo merita di essere studiato. A fondo. Ma anche lui, poi, si scioglie. E nell’offrirsi ai taccuini si fa accompagnare dalla solita ironia.
Pedrollo, i suoi ragazzi le hanno consegnato la Coppa Italia per i suoi 73 anni. Compleanno e festa. Meglio di così?
Il primo pensiero va ai premi che dovrò elargire per la vittoria della Coppa.
È stata una vittoria sofferta, ma proprio per questo ancora più bella.
I ragazzi volevano dare suspense alla partita per renderla ancora più emozionante. I momenti che restano nella storia personale di tutti vanno gustati a lungo. E allora ci siamo regalati un supplementare di cinque minuti per contemplare fino in fondo il trionfo.
E lei si è trovato in mezzo al campo ad alzare la Coppa. L’attesa è durata 17 anni. L’ultima festa del basket fu con la conquista della Korac nel ’98
Questo fa piacere. Un immenso piacere. Soprattutto per i ragazzi che sono stati più forti di tutto e di tutti. Pure degli infortuni che ci hanno accompagnato negli ultimi tempi. Sono sincero: l’ho vista male all’inizio quando siamo finiti sotto anche di tredici punti. Poi si sono ripresi, c’è stato il sorpasso, hanno tenuto fino alla fine. Ci hanno messo cuore e anima. E questo vuol dire che alle spalle c’è pure un’ottima preparazione. L’hanno voluta la vittoria, e se la sono portata a casa.
La bacheca del binomio Pedrollo-Bordato accoglie il suo primo trofeo
È stato fatto tanto in passato. Anche noi volevamo lasciare il segno. La soddisfazione è enorme perché premia il lavoro di un’intera società.
Siamo primi in classifica, abbiamo vinto la Coppa Italia, abbiamo come obiettivo la promozione. I segnali sono stati lanciati. Mi sembra che qualcosa di buono sia stato fatto.
Verona vince perché è semplicemente la più forte?
La Tezenis vince perché una squadra. Tanti messi insieme fanno uno.
Che effetto le fa essere entrato nella storia della Scaligera?
Sembra una domanda da pensionamento, quasi. Mi è successo a 73 anni, spero arrivino tante altre soddisfazioni.
La lacrime di Boscagin?
Sgorgano dall’anima. Lui si sente addosso Verona. Sul piano dell’impegno, non lo batte nessuno.
La dedica?
A tutta la città di Verona. Questa vittoria è per loro.

Simone Antolini

«Boscagin, uno cento, mille !»

Un peso dolce. Sandro Bordato, vicepresidente della Tezenis, ha lasciato la Fiera di Rimini tenendo per mano una compagna di viaggio silenziosa ma dal fascino magnetico. La Coppa Italia tra le mani. Il primo successo dell’era Bordato-Pedrollo. Insieme, i due, hanno fatto squadra, hanno pensato il modo giusto per far tornare grande la pallacanestro a Verona. La vittoria è frutto di rischi calcolati e di investimenti oculati. Bordato, da perfetto club man, ha scelto il ruolo giusto, i momenti giusti, le parole giuste per essere funzionale alla casa Scaligera. Pure i dettagli ha curato bene il “pres”.
Bordato, lo slogan della sua finale?
Uno, cento, mille Boscagin. Lui è l’esempio. Le sue lacrime sono la linfa vitale per il nostro movimento. È da lì che dobbiamo partire. La vittoria della Coppa Italia dev’essere manifesto per la Verona del basket. Vinciamo attraverso la sofferenza e la programmazione. Vinciamo e dobbiamo diventare esempio.
Bosca è il simbolo allora?
Ama Verona, piange per Verona, dà l’anima per Verona. La scommessa da vincere, adesso, è quella di creare tanti ragazzi che sappiano amare la maglia, e che riescano, attraverso la crescita e la maturazione nella nostra struttura, a diventare i nuovi Boscagin del futuro.
Bordato, perché vince Verona?
Perché giochiamo di squadra. Perché mettiamo l’ego dietro al senso di appartenenza. Perché viene prima l’interesse comune di quello personale.
Un esempio?
Il mio esempio. Fare il vice, ritagliarmi questo ruolo. L’armonia con Pedrollo è stata trovata attraverso il confronto, le idee, i pensieri comuni. A lui va riconosciuta la passione, la presenza, la disponibilità, il grande impegno. Era giusto non ci fosse alternanza nello scambio dei ruoli. Io volevo essere quello che devo essere per la Scaligera.
E cioè?
La persona che mette la parola giusta al momento giusto. L’esperienza nel mondo dello sport, l’amore per la Tezenis mi hanno permesso di trovare la giusta dimensione. Così si crea lo spirito giusto, così giochiamo tutti insieme. Così il percorso viene condiviso.
La vittoria di Rimini è…
Non è il traguardo. E’ una tappa. Significativa e importante. Ma il traguardo è spostato più avanti e sappiamo tutti dove porta.
Quando ha capito che la Tezenis avrebbe vinto la partita?
Quando eravamo sotto di tredici punti. Sapevo che i ragazzi non avevano ancora dato tutto. Ero consapevole che Verona poteva riprendersi la gara in qualsiasi momento. Così è stato. La Tezenis ha iniziato a giocare la pallacanestro che le è più congeniale e sono arrivati punti, sorpasso e vittoria.
Torniamo a Boscagin e a l’esempio dell’uomo che piange quando vince per la squadra della sua città. Abbiamo detto tutto.
No, c’è dell’altro. Le lacrime di Giorgio richiamano i più alti valori che devono accompagnarci sempre nel corso di un’avventura come la nostra. Non deve mancare la passione, la lucidità, il talento. La Scaligera ha investito molto per arrivare a questi livelli. La vittoria di Rimini è perfetta sintesi del nostro lavoro. I giocatori in campo, lo staff a tirare le fila, la società presente a bordo campo e i tifosi a spingere Verona nel momento del bisogno e della difficoltà.
Questo è solo l’antipasto?
Sì, la serie A resta l’obiettivo. E non voglio dimenticare due figure importanti come il nostro direttore sportivo Gianluca Petronio e il responsabile dell’area tecnica Giorgio Pedrollo che tanto hanno fatto per rendere Verona una perfetta macchina da guerra.

S. Ant.