CHE BELLA TEZENIS! CONTRO L’AQUILA C’E’ L’ENERGIA GIUSTA

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La Tezenis c’è. È viva. E ancora una volta fa una gran bella figura contro un avversario di spessore. La Scaligera esce sconfitta di quattro (78-74) contro l’Aquila Trento e porta a casa indicazioni interessanti in vista del debutto in campionato contro Veroli. C’è solidità, c’è intesa, c’è forza d’animo. C’è tutto per partire nel modo migliore.
Pure l’Aquila non spaventa la Tezenis. Pochi istanti prima della palla a due qualcuno sospira portando il pensiero alla coda dello scorso campionato. Trento-Verona poteva essere la finalissima per salire in serie A. Ma vivere di ricordi non ha più senso. Non oggi. La Scaligera è già in volo verso la sua nuova avventura. Dunque, il primo tempo è giocato ad armi pari. Magari l’intensità non sarà quella del campionato. Pure l’adrenalina non scorre a fiumi. Ma i ragazzi di Ramagli fanno un gran bella figura. Aggressivi. In area e pure sulle altane posizionate sul perimetro. Si concede poco spazio ai tiratori trentini. Funziona bene anche la difesa. Verona parte bene al rimbalzo. La pressione è quella giusta. Poi la fisicità di Trento si fa sentire. Al rimbalzo escono i centimetri dell’Aquila. Ma anche questo era prevedibile.
Si viaggia all’intervallo con una percentuale del 36 per cento al tiro. Non inganni. La mira va calibrata. Ma intensità, circolazione palla, intesa e propensione alla sofferenza sono davvero molto buone.
«Verona non ha paura di niente e si diverte a giocare». Sussurra con un sorriso il vicepresidente Sandro Bordato. Ed è proprio così. Trento si fa sospingere dai 15 punti di Mitchell, di gran lunga il migliore dei suoi nella prima parte di gara. La Tezenis, invece, distribuisce punti e responsabilità. Giuri è il migliore con sette punti. La riflessione è un’altra: la Scaligera può pungere in ogni momento, con interpreti sempre diversi.
Appunti aggiuntivi: De Nicolao è splendido in regia e nella percussione. Monroe sta diventando megalite. Spalle, volteggio, conclusione fluttuante. Giocata che ormai viene definita «alla Monroe». Gandini è in crescita. Generoso al rimbalzo, prezioso sotto canestro.
Il primo quarto premia Trento di un nulla: 35-33. Verona soffre solo su un break (8-0). Poi trova la forza di risalire la corrente, passare avanti, farsi riprendere e restare composta in campo. Secondo tempo di sofferenza e rincorsa. Nonostante tutto Verona è sempre lì. Finisce sotto anche di undici punti in un break micidiale firmato da Spangaro e Grant. Ma è lì che esce la grinta Verona. Capace di non far appannare i pensieri e di rispondere colpo su colpo. Il terzo quarto chiude con Trento avanti di sei (59-53). Verona costruisce la sua credibilità nella parte finale di gara dove gestisce l’energia, modula le giocate, prende le giuste responsabilità. E soprattutto sotto di undici punti trova la forza di risalire per andare a riprendere l’avversario. Segno di coraggio, maturità e pure lucidità. Perché Trento è pur sempre di classe superiore. Sul 68-68 l’Aquila riesce a togliersi di dosso la pressione di Verona fino ad arrivare al 77-71 a 17 secondi dalla fine. Umeh ha in mano due volte la tripla che può riportare speranza. Ma non tutto può essere perfetto. Si chiude con Trento che conserva il vantaggio fino a portarlo a +4. Finale a testa altissima. Verona c’è.

Simone Antolini – L’Arena