Bosca, coast to coast a «Lunedì nel Pallone»

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BOSCA TELEARENA

«Stiamo cominciando ad assimilare il gioco di Crespi, siamo insieme da troppo poco tempo per dire di aver capito tutto. Il nostro non è stato l’inizio che volevamo, stonano un po’ le sconfitte con Bologna e Legnano ma questo fa parte di un cammino che spero alla fine ci porti lontano, così come desideriamo tutti». Così Giorgio Boscagin, capitano della Tezenis Verona, ospite la sera del 2 novembre di “Lunedì nel Pallone”, trasmissione di approfondimento sportivo di TeleArena. «Ogni allenatore – ha proseguito Boscagin – ha il suo tipo di gioco, stiamo lavorando in palestra per assimilare quello di Crespi con le verifiche settimanali della partita e l’obiettivo a lungo termine dei playoff e dello sprint finale a cui cercheremo di arrivare nelle migliori condizioni possibili. Vincere a Ravenna ci ha fatto bene, vincere in generale fa bene. L’anno scorso? Siamo partiti vincendo le prime nove, ma non si possono fare paragoni con la passata stagione. Ci sono tante cose da costruire assieme. Siamo partiti quasi da zero, dobbiamo anche fare i conti con la formula di un campionato a 32 squadre, con un turno in più di playoff ed una promozione sola. Bisognerà sempre avere le giuste motivazioni, pensando sempre di partita in partita e senza guardare subito verso i playoff. Con Ravenna era fondamentale portare a casa i due punti, domenica siamo tornati alla difesa delle prime due partite, quando ad esempio abbiamo tenuto Trieste sotto i 40 punti. Gli americani? Rice è alla prima esperienza in Europa, almeno all’inizio il suo rendimento sarà per forza un po’ altalenante. L’abbiamo visto anche quando arrivò Westbrook. Chikoko deve adattarsi al suo nuovo ruolo, da protagonista, dopo un anno in cui ha avuto la fortuna di giocare in una squadra come Reggio Emilia arrivata fino alla finale-scudetto in cui aveva però uno spazio diverso. Quel momento arriverà, la Tezenis ha molto bisogno della sua verticalità e della sua fisicità. Il mio Hellas? Manca tantissimo uno come Toni, lui è importante come lo è stato Ibrahimovic nei suoi anni in Italia. Non solo per i gol, ma perché con uno così anche i suoi compagni rendono al meglio. Il campionato però è lungo, i margini per recuperare posizioni ci sono. Io dopo Dalla Vecchia? C’ero la sera del ritiro della sua maglia numero 9, è stato emozionante assistere a quel momento così come è bello e gratificante pensare che dopo Roberto per numero di presenze nella Scaligera Basket ci sia io. Lui però è inavvicinabile, anche perché non sembra ma gli anni cominciano a passare pure per me. Da veronese comunque la soddisfazione è doppia. Quando ho deciso di tornare a Verona la mia è stata una scelta ben precisa, quella di abbandonare cioè un certo tipo di carriera per dedicarmi alla squadra della mia città col sogno di portare questa società in Serie A. Ci siamo già andati vicini, ci riproveremo di nuovo quest’anno. Quella che è stata ideata è una formula al massacro, piuttosto di vendere e proporre la parte migliore del prodotto-basket valorizzando chi fa le cose in una certa maniera e certi palcoscenici come Verona ma anche Bologna, Treviso o Siena che non possono restare fuori dalla pallacanestro d’élite. E non solo per quel che dice la loro storia».