Rassegna Stampa: L’Arena 11 marzo 2015

0
2053

BOSCA GIURI COPPA

«Questa Tezenis si merita la serie A»

Mani ispirate creano capolavori. Dumas e «I tre moschettieri», Manzoni e «I promessi sposi», Hemingway e «Il vecchio e il mare». Romanzi da consegnare alla storia. A Verona, una storia da consegnare al romanzo. È quella di Giuseppe Vicenzi, imprenditore di successo, presidente da sogno, l’uomo del basket. Ha vinto tanto Vicenzi. La sua passione (abbinata a capacità imprenditoriali innegabili) ha contribuito a rendere Verona una delle case belle della pallacanestro italiana. Il presidente ha sofferto in silenzio il distacco. Perchè se ami, lo fai fino in fondo. E adesso, da presidente onorario, ha imparato a vivere da dietro le quinte la corsa che porta al cielo. Di nuovo lassù. Di nuovo tra le grandi d’Italia. La conquista della Coppa Italia di serie A2 è il primo segnale.
Vicenzi, il presidente Pedrollo ha detto dopo la conquista della Coppa Italia: Vicenzi ha vinto tanto, finalmente in bacheca mettiamo qualcosa di nostro…
Bene, bravi. Questa è la prima tappa. È giusto ringraziare soprattutto Sandro Veronesi, i Pedrollo e Bordato. Se non ci fosse stato Veronesi, però, la pallacanestro a Verona non ci sarebbe più da anni. E oggi senza un buon sponsor a sostegno di un progetto non si riesce a fare niente di buono. La pallacanestro costa e le entrate non sono quelle del calcio. Un esempio bello è quello di Luca Campedelli, capace di gestire molto bene entrate e uscite in serie A con il suo Chievo.
Come l’ha vissuta la finale di Rimini?
Ero di ritorno da un viaggio all’estero. Il giorno dopo ho visto tutto. Mi sono ripromesso di contattare al telefono Pedrollo.
La Coppa di A2 è una prima tappa?
Va fatta una premessa. E non è tanto per sminuire ma per accendere l’ambizione: la vera Coppa Italia l’ha vinta Sassari. Questo, comunque, è un trofeo che va ad aggiungersi a quelli conquistati ed è certificato che il club è sulla buona strada. Abbiamo avuto conferma che la pallacanestro che si gioca a Verona è una delle migliori del nostro livello. E questo mi aiuta a dire che l’anno prossimo saremo in A. Io la penso così, non può assolutamente non esserci promozione. Chi ha costruito questa squadra ha saputo cogliere il meglio. Oggi la Tezenis è la squadra più forte del campionato.
Che idea si è fatto di Ramagli?
I risultati parlano per lui. Ramagli va considerato un allenatore che ha fatto un ottimo lavoro a Verona. La conquista della Coppa Italia va considerata anticamera di quello che ci attende l’anno prossimo. E poi, la vittoria di Rimini mi ha fatto ritornare in mente la vittoria di Coppa Italia ottenuta 24 anni fa a Bologna contro Milano. Sensazioni forti, che riesco a rivivere ancora a distanza di tempo. Ricordo che siamo stati l’unica società della A2 a riuscire a conquistare la Coppa Italia che comprendeva tutte le squadra di A1 e A2.
In questi giorni si celebra la Tezenis, ma la foto che ha «spaccato» i cuori è quella del pianto di Boscagin a fine gara
Boscagin mi ha impressionato molto. Ha dimostrato di essere stato in grado di crescere rispetto a quello che aveva fatto nei club precedenti. La sua è stata fin qui stagione bellissima.
Dovesse creare un parallelismo tra Boscagin e uno dei suoi campioni, a chi pensa?
A Roby Dalla Vecchia. Carriere simili, grande presenza sul campo, l’amore per Verona. Insisto: sono sicuro che l’anno prossimo torneremo lassù. E sarà tutto bello come prima.
Presidente, da tifoso cosa chiederebbe a Pedrollo e Bordato?
Da sportivo? Gli direi: state con i piedi per terra. Non è facile oggi fare pallacanestro in Italia. Ma è fondamentale puntare in alto per costruire qualcosa di grande, che duri soprattutto nel tempo. È inutile raggiungere il picco se poi si cade giù appena arrivati.
Chi è Vicenzi?
Uno con la testa dura. Quando mi sono trovato senza l’appoggio della Glaxo ho ceduto la società. E sapete come è andata a finire, visto che è arrivato il fallimento. A quel punto mi sono rimesso in pista perchè non potevo sopportare che Verona fosse fuori dal basket che conta. Siamo ripartiti dalle macerie evitando di far morire la pallacanestro.
Fino a quando siamo riusciti a ritrovare livelli nobili e la possibilità di ritrovare l’interesse di sponsor di prestigio.
Il resto è storia recente.
Ho contattato il signor Sandro Veronesi che mi ha dato il supporto che mi garantiva la possibilità di continuare il lavoro iniziato in passato.
E strada facendo ho incontrato Pedrollo e Bordato. Erano affidabili, mi ispiravano fiducia. E oggi siamo arrivati a questo punto. Ad un passo dal grande salto.

Simone Antolini