Rassegna stampa: Corriere di Verona 10 marzo 2015

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BOSCA POSTCOPPA LACRIME

Tezenis, la gioia per la Coppa e le lacrime di capitan Boscagin

Cry baby. La foto è quella lì: gli occhi a fessura e la Verona del basket che s’illumina delle lacrime di Giorgio Boscagin. In sottofondo Janis Joplin, piangi baby, finché vuoi, che tanto la notte riminese è lunga, stellata e soffice come un cuscino. «Ero a bordo campo, coi tifosi arrivati fino in Romagna, pazzi di gioia. Fio visto la mia ragazza. Mi sono ricordato delle domeniche in curva a tifare con gli amici della mia generazione, di me che a 11 anni entravo nel settore giovanile della Scaligera, delle sfighe iniziali, vedi i due infortuni alle ginocchia, cadute da cui non è facile rialzarsi. Nella vita non piango spesso. Ma a Rimini sono crollati gli argini».
Rimini Rimini, ovvero la Scaligera Basket che solleva la Coppa Italia di A2, ciliegina su un fine settimana dal sapore di mare, piadine e parquet: 95-78 su Torino, 91-86 su Ferentino, la felicità che bussa due volte. Di questa Tezenis capolista che si sente bella, forte e saporita, Boscagin è il piatto locale, tipico, fatto in casa.
Capitano, classe ’83, nato Tregnago e cresciuto nel Campetto d’oratorio a Caldiero. Tutti lo chiamano «Bosca» e tutti collegano adesso la sua figurina a quella di Roberto Dalla Vecchia, ultimo gialloblù a baciare
un trofeo, 6.185 giorni fa, correva l’i aprile ’98, non c’erano ancora i selfie e l’allora Mash acchiappava la Korac nel catino di Belgrado. «Quel giorno ero davanti alla tivù con mio padre. Avevo 15 anni, ero nel pieno delle giovanili, allenamenti al Coni di Basso Acquar. A Rimini ho capito cosa vuol dire alzare una coppa da capitano. Aspetto a breve un sms di
Dalla Vecchia…».
Da Dalla Vecchia a Boscagin, tutto è diverso, niente lo è. Vinci, festeggi, rientri a casa e ti sembra che nella vita ogni cosa sia al suo posto. «L’emozione di questa Coppa Italia è intraducibile. C’è una cartolina, la mia prediletta, che la foto di noi, in gruppo, a passarci un trofeo conquistato con l’aiuto di tutti. Quindi il flash del nostro presidente che celebra i suoi 73 anni come meglio non poteva».
Il presidente è Gianluigi Pedrollo, imprenditore navigato e Jukebox di battute, primo successo da patron della Scaligera. «Alla vigilia m’aveva detto: “Giorgio, a Rimini voglio il regalo di compleanno”. “Presidente, qualcos’altro di un po’ più facile no?”. Poi nello spo-
gliatoio, stappando lo champagne, ci fa: “Avevamo concordato il premio, vero, però m’avete fatto soffrire troppo, quindi velo dimezzo!”». Dagli torto. «Già. Con Ferentino l’abbiamo vinta, pareggiata, persa e rivinta. Pathos a mille». Ma è quel tipo di pathos che ti tiene vivo, per il relax c’è sempre tempo. «Io, per staccare e ricaricarmi, faccio passeggiate sul lago di Garda. Ho casa ad Albisano. Camminate, bagni, cene, tutto impagabile».
È uno spicchio della Verona di Boscagin. Lui che da giovane nuova fu preso sotto l’ala protettiva di Henry Williams, trottolino americano ai bei tempi di A. «Un uomo nato per il basket. Ricordo una trasferta a Treviso,
aveva 40 di febbre, fece giusto una flebo e in campo giocò una partita clamorosa. Gente così la porti nel cuore».
Il pubblico gialloblù porta nel cuore Boscagin. «Mi apprezzano, sono affettuosi e mi fanno sorridere con quei loro cori». Il preferito? «Se Tosi non s’offende, “Bosca sindaco”». Ce ne sarebbe anche un altro. «Sì, ma è meglio sorvolare…». Tanto chi frequenta il PalaOlimpia già sa.

Matteo Sorio