Paiola: «Il Minibasket è solo divertimento»

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Di seguito il testo dell’articolo di Anna Perlini sull’attività di minibasket della Tezenis Verona, pubblicato su L’Arena sabato 21 novembre.

Per i veronesi Gianfranco Paiola è il padre della minipallacanestro gialloblù. Come il suo mentore Emilio Tricerri lo è stato per tutto il movimento italiano. Il suo knowhow è così ampio, che la stessa Scaligera Basket si è data da fare per trattenere uno dei tanti cervelli dalla fuga. «L’offerta di diventare responsabile del settore minibasket mi è piaciuta» afferma Paiola, Pedro per gli amici, che aprì lo scorso anno il primo centro sotto l’egida Tezenis. Ora sono tre, oltre allo storico Biddy, il Don Calabria seguito da Dimitri Scolaro, e il San Giuseppe a Borgo Roma con Giacomo Forapan, i due allievi che hanno rinverdito l’età «istruttoriale». «Non contano gli anni, conta lo spirito. Io non propongo come altri la scuola minibasket, perché penso che i bambini sentano fin troppo quel nome che ricorda compiti e banchi. La pallacanestro deve essere solo divertimento, così deve proporla chi sta con noi». Da inizio stagione, i numeri degli iscritti sono di nuovo aumentati, 20 in più dello scorso mese. «Siamo a 170, e se aggiungiamo le tre società che collaborano con noi, il Grizzly Lessinia, il Biddy di San Michele, e il Cus, superiamo quota 300. Non mi sbilancio affermando che il futuro è roseo, e fra tutti questi tesserati scoveremo il talento da inserire fra qualche stagione in prima squadra». È quello che auspica il movimento veronese, visto che l’ultimo scaligero a vestire la maglia gialloblù è proprio Giorgio Boscagin, che classe ’83 conferma il vuoto del ricambio generazionale. «Alla famiglia Pedrollo ho presentato il mio entusiasmo prima del progetto che avrà durata quinquennale. Più tesserati avremo, più aumenta la possibilità di trovare il futuro campione. I numeri sono di conforto, adesso tocca a noi lavorare in palestra. Io è da 30 anni che apro e chiudo, assesto canestri, gonfio palloni. Questa però è un’annata tutta nuova, da scoprire, con buone basi per il futuro della Tezenis». Occorre pazienza, e creare l’emozione. Come sostiene coach Trichieri che dal Bamberg spiega come in Germania il risultato sia solo alla fine della catena, e non l’obiettivo principale. In Italia, Reggio Emilia insegna. «Bisogna saper perdere per imparare a vincere. Sembra la solita frase scontata, il ritornello, eppure solo in un ambiente sereno i bimbi crescono mantenendo viva la passione. Per diventare un giocatore di basket non bastano qualità tecniche e fisiche, occorre anche testa e salute. Così la pensano anche gli istruttori che stanno con me». E se i bambini non vanno in palestra, ecco che è la Tezenis ad andare nelle scuole. «Abbiamo portato Chikoko alle elementare Vivaldi, prossimamente andremo alle Uberti, e poi in altre scuole. Bellissimo tornare fra i banchi».