Dalmonte: «Adesso abbiamo un domani»

0
2836

Di seguito le dichiarazioni di Luca Dalmonte, allenatore della Tezenis Verona, lunedì ospite di MarioBasket, trasmissione di approfondimento dedicata alla pallacanestro in onda alle 18:40 su Telenuovo: «I playoff? Non era facile arrivarci e infatti centrarli semplice non è stato. La svolta dopo Roseto? È stato importante aver percepito il momento e che i giocatori abbiano capito le modalità per venirne fuori. Il merito va distribuito fra loro e naturalmente anche lo staff. Dopo Roseto il momento era particolare. Avevamo un mese di gennaio terribile. Era possibile dedurlo dalla classifica e dal calendario con un periodo in cui avremmo giocato una sola partita in casa, contro la Fortitudo, e le trasferte a Treviso e a Trieste. Non ci fosse stato questo livello di consapevolezza non staremmo ora a parlare di questo obiettivo. Aver raggiunto questo obiettivo ci dà un domani. Noi leggeri nei playoff? Chi come Biella ha dominato il campionato anche a livello di partite vinse e perse con l’imbattibilità casalinga è chiaro che qualche pressione possa averla. Anche dentro di sé, non solo all’esterno, perché dopo un’annata così in teoria non può fallire al primo turno. Vero, potremmo anche essere più sgombri noi. Di sicuro non partiamo favoriti. Ma prima di fare comparazioni con le altre annate ci andrei piano. Ogni situazione è diversa. Biella? È riuscita a trovare un grandissimo equilibrio attraverso la presenza di tre nuclei fondamentali e fondendoli molto bene. Il primo è una coppia di americani come Ferguson ed Hall che produce tantissimo, giocatori che hanno il dominio assoluto della squadra e a cui i compagni riconoscono questo ruolo. Il secondo gruppo è quello formato da un gruppo di giocatori che io definisco esterni come Udom e Tessitori che hanno esperienza e acquisito un peso specifico considerevole. Il terzo è nei giocatori provenienti dal settore giovanile, che negli anni ha permesso di costruire un numero importante di atleti ora diventati protagonisti. Come De Vico, la punta dell’iceberg, ma come tanti altri. Biella ha chiuso al primo posto la sua stagione regolare ed ha perso di un punto contro la Virtus di fatto in trasferta visto che si giocava a Bologna e senza De Vico, dopo aver battuto Mantova ai quarti e Treviso in semifinale. Il gruppo ha riconosciuto anche il peso specifico dei giocatori italiani ed acquisito col tempo tanta fiducia ed autostima che li ha portati a produrre quelle final eight perse in finale per un soffio. Gli anni in Nazionale? Una fortuna pazzesca. Ho avuto la possibilità di condividere momenti belli e brutti, ma vivendoli con giocatori e staff di altissimo livello. Quando hai addosso la maglia azzurra cambia tutta la prospettiva, vivendo certi appuntamenti soprattutto in Italia ti accorgi come non ci siano davvero confini nello stare vicini alla Nazionale. La mia partenza è partita attraverso dei canoni, come quello di far parte dello staff di Pianigiani. Con altrettanta semplicità e normalità, nel momento in cui è arrivato un altro capo, malgrado l’esperienza dello scorso anno con Messina c’è stato un cambiamento nello staff. Dopo sette estati dedicate alla Nazionale, come ho detto al presidente Petrucci e a Messina, non sarò più un collaboratore ma avranno un tifoso in più. Devo dire, al di là del massimo rispetto, soprattutto a livello programmatico avere del tempo fa bene sicuramente a me ma anche alla mia famiglia. Continuare insieme? Giorgio Pedrollo è stato chiaro nei miei confronti come io lo sono stato nei suoi Non nascondo come io a Verona stia bene, sia anche come abbia apprezzato la società nel suo organigramma e nella sua funzionalità. E come apprezzi il valore dei miei collaboratori. C’è grande apprezzamento da parte mia per il prossimo progetto. Le premesse sono assolute, così come l’apprezzamento nel nuovo progetto. Capisco la difficoltà a stilare una programmazione per queste formule che continuano a cambiare, ma una programmazione ci deve pur essere. Una volontà reciproca c’è. Di eguale misura. L’unica cosa che io ho chiesto, credo legittima, premesso il mio gradimento è quella di sederci solo quando suonerà l’ultima sirena dell’ultima partita. Oggi abbiamo altre energie in cui investire e su quelle dobbiamo concentrarci. Ai playoff ci si allenerà praticamente zero, a livello mentale qualsiasi sia il risultato di gara-1 il giocatore dovrà avere subito la capacità di resettare tutto e di giocare una nuova partita magari con dettagli differenti, ma qui dovrà essere l’allenatore capace di adattare velocemente gara-2 in base a quel che ha detto gara-1. L’approccio cambia, ci vorrà anche una grande forza mentale. Dovremo giocare ogni possesso come se fosse l’ultimo in ogni singola partita. Io credo fermamente nel lavoro di squadra, a cui do un lavoro pazzesco. Premesso questo, non ho mai affrontato comparazioni con chi mi ha preceduto. Ora devo riconoscere che la stagione è partita con problematiche oggettive. L’infortunio di Pini, il cambio del play, le vicissitudini di DiLiegro. Tutto è partito con una situazione destabilizzata. Ci sono stati dei cambiamenti, è vero, ma al messaggio dà qualità chi lo riceve, non chi lo propone».