Crespi: «Mi metto io davanti alla squadra»

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CRESPI TREVIGLIO

Di seguito le dichiarazioni di Marco Crespi, allenatore della Tezenis Verona, domenica sera nella sala stampa al PalaOlimpia al termine della gara persa (66-68) con la Remer Treviglio nell’ottava giornata di andata di A2: «Non è stata una partita positiva, ma mi metto io davanti alla squadra. Nei momenti in cui ci sono giocatori che non offrono un rendimento positivo l’allenatore deve difenderli pubblicamente e supportarli tecnicamente come ogni giorno stiamo facendo.

Dopo la partita con Brescia abbiamo fatto una riunione, come capita e com’è nelle nostre abitudini. Ho parlato in modo molto franco, ma quel che ci siamo detti rimane dentro il nostro gruppo di persone. Credo che ogni giocatore si è assunto reciprocamente le responsabilità, quando questo succede bisogna quindi sempre essere a supporto.

Dopo Brescia mi aspettavo che la squadra giocasse come si è allenata nei giorni successivi, con l’inerzia di quella partita in cui eravamo stati positivi in attacco e in difesa nel primo tempo, positivi in difesa ma anche come energia nel secondo. Sono rimasto molto sorpreso nel vedere che in tre occasioni abbiamo lasciato dei canestri per mancanza di comunicazione fra giocatori. Sapersi assumere ognuno le proprie responsabilità va al di là dell’attitudine.

La valutazione della performance di un atleta professionista ha tre livelli: un quoziente di energia, uno di responsabilità e quello di saper riconoscere il proprio ruolo. È il quoziente di responsabilità che dobbiamo migliorare.

Sono il primo ad essere molto dispiaciuto, io ogni giorno metto la faccia in quello che faccio. Analizzo il lavoro per x ore, tante, per quel che faccio. Spiegazioni? Non ce ne può essere solo una. Scelgo tre punti. Il primo: dopo le prime due partite, anche ascoltando le parole di qualche giocatore, si è pensato che tutto potesse essere facile. Cosa che io invece non ho mai pensato. Il secondo: in una squadra nuova assumersi responsabilità non è dire parole vaghe ma è prendersi la responsabilità di pulire l’orto, di piantare i semi e via dicendo. Il terzo: ogni volta che abbiamo avuto l’occasione di fare un tiro per vincere quel tiro è uscito. Non vuol dire che abbiamo avuto sfiga, è un dato di fatto».