«Ci voleva coraggio, ma brava Ravenna»

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Di seguito le dichiarazioni di Luca Dalmonte, allenatore della Scaligera Basket, nella sala stampa dell’Agsm Forum dopo la sconfitta (76-73) in gara-3 con l’OraSì Ravenna nei quarti di finale playoff di Serie A2: «Più che della partita vorrei parlare della serie, motivo per il quale con la serenità di chi rappresenta un gruppo che ci ha provato con la stessa serenità devo riconoscere grandi meriti e fare i complimenti a Ravenna. Perché ha giocato una serie super andando veramente a toccare dal punto di vista tecnico-tattico i nervi del nostro dna. Intendo dire che ci ha tolto il flusso istintivo offensivo, ci ha forzato a pensare andando proprio a toccare il nervo più scoperto del nostro modo di essere. Perché se ci costringono a pensare perdiamo aggressività e ritmo, proprio perché non riusciamo a far sposare l’essere aggressivi e andare a colpire nella situazione la più logica possibile.
Chi perde deve rendere onore alle armi di chi vince senza rincorrere giustificazioni, ma dando una propria lettura della serie e anche con la serenità del fatto che con tutti gli errori che abbiamo commesso non abbiamo commesso l’errore di fare un passo indietro. E soprattutto – questo è un ragionamento che va oltre la serie – di aver giocato questi cinque mesi e qualche giorno e di essersi allenati per questi cinque mesi e qualche giorno sempre con la massima attenzione. C’è quindi questa serenità di fondo che mi fa dire che Ravenna ha meritato così diamo anche un esempio di onestà e morale sportiva. Ha meritato a cascata, producendo tanti effetti ma facendo una cosa fondamentale che per il nostro modo di essere e di fare è quello che ci infastidisce di più. Non a caso l’altra grande difficoltà che abbiamo avuto in casa è stata proprio contro Treviso che gioca in modo che ti forza a pensare e che ti fa andare fuori ritmo dal punto di vista offensivo. Dispiace uscire dalla serie in casa perché se devo prendere un numero da queste sttistiche prendo questo 4.594 spettatori. Mi auguro allo stesso tempo che, scrollata l’emotività della serata, con una piuttosto che due e probabilmente anche tre notti di intermezzo, ci sia poi la capacità razionale e non emotiva di fare una radiografia di tutto quello che è successo. Ho chiesto prima della partita le presenze al 2 di ottobre contro Roseto, nella prima in casa, e mi hanno riferito di 2.300 spettatori. Oggi leggo di fatto 4.600. Credo che questo sia un dato significativo che vada a merito dei giocatori per quello che la squadra ha prodotto in questi mesi. Dispiace. Credetemi, sono dentro ad una camicia di forza perché se potessi vomiterei l’impossibile perché ho un dispiacere e un rammarico veramente totali ma devo avere anche la forza razionale di dire che Ravenna ha meritato perché è stata brava ad incatenare il nostro ritmo che è più da dna che da organizzazione. È così. Avrei voluto giocare la partita con un po’ più di coraggio, questo è sicuro. Invece più che di coraggio abbiamo giocato troppi momenti con l’ansia di dover far qualcosa proprio perché ci dovevamo scrollare di dosso questa catena tattica che Ravenn ci aveva proposto già nei primi 80 minuti. E invece di avere e di cercare di portare avanti il nostro ritmo abbiamo avuto la frenesia per sbattere contro il muro che Ravenna aveva organizzato».